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Il poema parolibero “Spagna veloce e toro futurista” è del 1931 e raccoglie le esperienze vissute da Filippo Tommaso Marinetti nel viaggio di dodici giorni che lo scrittore futurista compì nel febbraio 1928 nella penisola iberica, dunque parte integrante della produzione matura marinettiana, spiccatamente futurista ma, allo stesso tempo, legata al valore simbolista che ha sempre accompagnato il corpus letterario del padre fondatore di questa avanguardia.
Tra le pagine di questo divertissement poetico-romanzesco di Marinetti, la disperata memoria spagnola dei trascorsi splendori si trasforma in appassionata e viva attenzione per l’immediato, l’informe e il “basso”, per la vita e per i suoi sviluppi in un Paese che, sospeso tra la «bigia Spagna scarnificata» e «le nuove lune elettriche di Barcellona e di Bilbao» e la «polposa di marmo carne frutta ruote seta e gioielli d’elettricità» di Madrid, sta cercando la propria dimensione nella storia.
Dall’introduzione di Filippo Del Monte