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La parola che non c’è

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Nella clinica psichiatrica di Villejuif stava accadendo qualcosa di inquietante: non appena la dottoressa Rachel cantava una melodia armena, uno dei pazienti armeni scompariva senza lasciare traccia. L’ultimo armeno arrivato era il prete Sergey che,
grazie all’intervento salvifico del politico ebreo-americano Henry Morgenthau, era sfuggito al massacro pianificato
e attuato dai turchi nel 1915. Poiché non c’erano parole per definire il Grande Male compiuto dai turchi, il l sacerdote non parlava. Lei, tuttavia, non si dava per vinta cercando a tutti i costi di salvare l’anima dell’armeno che si sdebiterà salvando la vita della dottoressa ebrea Rachel. Chi salva una vita salva il mondo intero.

“Nel frattempo Rachel aveva ripreso a dialogare con gli armeni, ma non appena canticchiava quella melodia che aveva ucciso il primo armeno, il cantante caucasico con cui parlava scompariva. Tutti erano allarmati. Cosa stava facendo la psicologa agli armeni con cui decideva di conversare?”

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