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La catastrofe dell’Europa

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L’occidentalizzazione del mondo che ha accelerato il proprio avanzamento nei primi anni del XX secolo conosce uno sviluppo tale da fagocitare ogni cultura e ogni storia. Oggi però alcune nazioni consapevoli e gelose della propria bio-specificità cercano di tenere testa a un processo che da più parti viene presentato come ineluttabile e irreversibile.

Nel momento in cui risulta sempre più evidente che gli attori della storia mondiale sono le civiltà o i grandi agglomerati continentali, l’Europa sembra collocarsi ai margini degli eventi, in posizione di soggezione.
L’intero Mediterraneo è attraversato da guerre, rivolte, instabilità, crisi e flussi immigratori che sembrano senza precedenti ed è chiaro che tutto ciò finisce col riflettersi sul Vecchio Continente. L’incapacità dell’Europa di spezzare tutti i condizionamenti esterni dipende da un vuoto ontologico che si è andato approfondendo nel corso della sua storia. Offuscato e smarrito il legame con il suo essere autentico, l’Europa si è allontanata da se stessa divenendo qualcos’altro. Il destino storico però è fatto dalle decisioni degli uomini e niente è fissato una volta per sempre. Tutto è ancora possibile.

L’Europa è il passato?
Più precisamente, è un passato, che ci corre incontro dall’avvenire come uno dei destini possibili che si aprono alla nostra scelta storica.
Anzi, in realtà è proprio quello della scelta storica, perché in che altro consiste la specificità europea se non in una scelta-per-la-Storia, rispetto alle culture astoriche, le culture che ne sono state semplicemente preda, e soprattutto il Sistema che oggi vuole la sua fine, in vista di un Brave New World volto a porre l’ultima parola sull’avventura umana?

dalla postfazione di Stefano Vaj

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