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Centrale nel Mediterraneo tra Occidente e Oriente, porta e periferia d’Europa, l’Italia è un Paese per vocazione e geografia esposto al contesto globale. Lo dimostra questo saggio, in cui si delinea la traiettoria della politica estera del Paese nella sua complessa storia unitaria. In questo lungo percorso, l’Italia ha sempre dovuto confrontarsi con la necessità di definire il suo interesse prevalente, come proprio di una media potenza a cui non è consentita la navigazione a vista.
Un interesse nazionale diversamente interpretato nella storia unitaria del Paese ma che alla base si sostanzia nella scoperta dell’Italia, come ebbe a definirla Dino Grandi, peso determinante. Accettazione dunque del duplice vincolo in cui l’Italia vive: l’esiguo spazio di manovra in un sistema di potenze già affermate e la dipendenza da contingenze fluide, dinamiche, per ottenere dei successi diplomatici. Ciò, tuttavia, non significa necessariamente dover abdicare a qualsiasi discorso sopra l’esistenza di un compiuto interesse prevalente, come del resto dimostrò la parabola internazionale della Prima Repubblica sorta dalle macerie del Secondo conflitto mondiale.
La politica estera italiana trova in questo lavoro una sintesi originale e coraggiosa. In primo luogo per il lungo respiro che dà vita a questo libro: un’interpretazione della collocazione dell’Italia nella politica internazionale da Cavour ai giorni nostri. Una sintesi che di solito si ritrova nelle opere della maturità e che qui, invece, è frutto dell’audacia della giovinezza, che non sa solo essere crudele come diceva Isidore Lucien Ducasse, Conte di Lautréamont, ma anche coraggiosa.
Dalla prefazione di Giulio Sapelli